Il testo arrivato in gazzetta ha sancito la modifica del “bugiardino” dei prodotti, sostituendo nel testo la dicitura “il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto” con “inibisce o ritarda l’ovulazione”. La revisione si è resa necessaria per definire una volta per tutte le modalità di azione di questa molecola. Nella sostanza, l’Aifa ha chiarito che il Levonogestrel che non agisce impedendo all’embrione di attecchire alle pareti dell’utero per iniziare il proprio sviluppo, ma impedisce o rende più difficile l’incontro tra spermatozoi e ovuli, come un qualsiasi altro contraccettivo.
La notizia è stata rilanciata anche dalla Smic (Società medica italiana per la contraccezione) attraverso una dichiarazione del presidente, il ginecologo Emilio Arisi. “Grazie alla determinazione dell’Aifa – ha dichiarato Arisi – cade definitivamente l’appiglio che consentiva ai medici obiettori di coscienza di negare la somministrazione della contraccezione di emergenza. Si colma così un gap noto da anni a tutta la comunità scientifica e si corregge una vecchia scheda tecnica che risale al 2000. Troppe volte alle donne è stato negato il diritto ad accedere alla contraccezione d’emergenza nascondendosi dietro la sua presunta abortività. Un atteggiamento inaccettabile, anche perché chi fa ricorso a questi farmaci vuole evitare di dover incorrere in un aborto, in una interruzione volontaria di gravidanza”.
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