Piante velenose, ecco da quali tenersi a distanza
Alcune piante di prati e giardini, a prima vista innocue, potrebbero essere pericolose. Se sfiorate o ingerite accidentalmente, possono costituire un pericolo per esseri umani o animali
Dai colori accesi dei fiori, a piante e arbusti che incontriamo su sentieri montani o nei parchi cittadini, le piante potenzialmente pericolose sono tante e alcune, a prima vista, sembrano del tutto innocue. È il caso della Stella di Natale, del vischio o della digitale, belle e ornamentali, ma anche dannose.
A Policlinico News, il dottor Paolo Boldrini Parravicini Persia della UOD “Tossicologia clinica – Centro antiveleni (CAV) e antidroga” del Policlinico Umberto I ha parlato delle piante velenose con cui possiamo venire a contatto ogni giorno, fornendo indicazioni su cosa fare in caso di intossicazione e sospetto avvelenamento, dovuti ad un'ingestione accidentale.
PIANTE VELENOSE INSOSPETTABILI
La Stella di Natale (Euphorbia pulcherrima), simbolo della festività natalizia, è stata importata dal Messico nell’800 come pianta ornamentale che nel Centro America cresce spontanea.
La Stella Di Natale può costituire un pericolo per i nostri animali domestici, a causa del lattice all’interno del tronco e nei rami dove sono presenti euforboni, alcaloidi e triterpeni, sostanze tossiche se ingerite, e irritanti, se vengono a contatto con le mucose della bocca e degli occhi. In caso di sintomi dovuti a un’intossicazione, non esiste un antidoto specifico ma per una terapia sintomatica e di supporto, è necessario consultare il Centro Antiveleni più vicino.
Il vischio (Viscum album), invece, può risultare più pericoloso, sia per gli animali che per i bambini, perché l’ingestione delle bacche può provocare atassia (movimenti scoordinati), salivazione eccessiva, midriasi, vomito, diarrea, poliuria, dolori addominali.
La digitale, con il suo scenografico fiore a forma di ditale, nasconde anch’essa delle insidie. Un tempo utilizzata in omeopatia per le sue proprietà cardiotoniche, è oggi vietata perché altamente tossica.
ATTENZIONE AI PRINCIPI ATTIVI
“Le specie vegetali contengono moltissime sostanze in grado di svolgere un’attività biologica sull’organismo umano, con effetti benefici o dannosi in relazione alle caratteristiche ed alla quantità dei principi attivi presenti”, spiega il dott. Paolo Boldrini Parravicini Persia della UOD "Tossicologia Clinica - Centro Antiveleni (CAV) e Antidroga" dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico Umberto I di Roma.
Esistono 390 mila specie diverse tra alberi, arbusti, cespugli, erbe, rampicanti e altre ancora. In caso di esposizione a una pianta velenosa, valutare il grado di tossicità e le conseguenti manifestazioni cliniche è difficile sia per la variabilità del contenuto in principi attivi che della loro biodisponibilità (frazione di una dose che raggiunge il flusso sanguigno non modificata), così come per l’assorbimento gastrointestinale di chi ne è venuto a contatto.
Molte erbe sono tossiche, ammonisce il dott. Boldrini. “Un’assunzione eccessiva di prodotti erboristici in genere e di tisane, può provocare disturbi gastrointestinali, ipertensione o ipotensione, nausea, tachicardia, stipsi, dolori addominali e reazioni allergiche”. Occorre fare attenzione ai decotti perché se le erbe sono tossiche diventano ancora più pericolosi perché concentrano i principi attivi nocivi alla salute”.
PIANTE E PERICOLI PER LA SALUTE
Le piante che presentano maggiore tossicità possono causare rischi maggiori per il cuore. Infatti, esse contengono glicosidi cardioattivi, come la digitale o il rododendro, perché possono causare grave depressione dell’attività cardiaca e di conseguenza anche la morte dell’individuo.
Tutte le parti della pianta di rododendro contengono andromedotossina, che causa ipotensione e danneggiamento a lungo termine della funzionalità del cuore. I danni dipendono dalla quantità di estratto assunta, fermo restando il principio “è la dose che fa il veleno”.
Altri tipi di piante, invece, possono provocare problemi al Sistema Nervoso Centrale (SNC). La scopolamina, principio attivo contenuto nella Datura Stramonium o Tromba degli Angeli o “erba delle streghe” ha effetti sul SNC: nota anche come ioscina o burundanga, soprattutto in Sudamerica, è un farmaco alcaloide allucinogeno ottenuto da piante della famiglia delle Solanaceae, come l'Hyoscyamus niger o le specie del genere Datura.
La scopolamina può dare allucinazioni o amnesia e convulsioni, e se c’è rischio di avvelenamento è necessario intervenire. In piante come il Lauro ceraso usato nelle siepi o i semi della mela, sono presenti i glicosidi cianogeni, una classe di metaboliti secondari pericolosi: possono provocare “vertigini, cefalea intensa, rapida perdita di coscienza e convulsioni, sino all'arresto respiratorio, anche se ce ne vogliono quantità elevate per causare avvelenamento”, sottolinea il dott. Boldrini.
COSA FARE IN CASO DI INTOSSICAZIONE
I medici del Centro Antiveleni (CAV) del Policlinico Umberto I di Roma consigliano di tenere sott’occhio i bambini affinché non ingeriscano inavvertitamente piante pericolose. Un’altra indicazione sempre valida è "evitare nel modo più assoluto il ‘fai da te’ nella raccolta delle piante, soprattutto ad uso alimentare”.
Talvolta, infatti, la Borragine comunemente commestibile, anche se può dare fenomeni lievemente tossici, può essere scambiata con la Digitale e creando molti problemi.
Raccogliere e consumare le foglie di Aro, scambiandole quando sono giovani per cicoria, può avere come conseguenza una sindrome gastrointestinale importante.
In caso di intossicazione e sospetto avvelenamento, è necessario rivolgersi al Centro Antiveleni (CAV),che supporta il clinico e lo aiuta all’identificazione e al trattamento di particolari avvelenamenti o sindromi "che non sono comunque un’evenienza comune nel Pronto Soccorso ma che possono necessitare di un intervento quanto più possibile immediato”, conclude il dott. Paolo Boldrini.
L’Unità Operativa Dipartimentale Tossicologia Clinica – Centro Antiveleni (CAV) e Antidroga del Policlinico Umberto I di Roma è Centro di riferimento regionale del Lazio e nazionale. Il CAV, diretto dalla prof.ssa Maria Caterina Grassi, ha un numero dedicato, 06.49978000, per chiamate sia esterne che dei colleghi della stessa struttura, operativo 24 ore su 24.