Instabilità della spalla, cause e trattamenti

L'instabilità della spalla si manifesta con dolore, sublussazioni o lussazioni complete. Può dipendere da fattori costituzionali o eventi traumatici

La spalla è un’articolazione complessa che unisce il braccio al tronco, con una stabilità articolare molto delicata. I suoi movimenti, più ampi rispetto a quelli di altre articolazioni, necessitano di maggiore libertà d'azione che corrisponde anche a maggiore instabilità.

L’instabilità della spalla comprende un ampio spettro di manifestazioni cliniche, in gran parte anomalie post-traumatiche oppure patologie in altre sedi che, attraverso difetti di stabilità e/o di coordinazione motoria, contribuiscono all’insorgenza del disturbo. Si determina così una sofferenza delle strutture anatomiche coinvolte, l’osteoporosi e l’usura delle articolazioni a cui contribuiscono sia l’invecchiamento che il sovraccarico funzionale.

 

SPALLA: MOVIMENTI E MALFUNZIONAMENTO

Dal momento che la spalla è un’articolazione molto complessa, i malfunzionamenti o addirittura le lesioni a cui è soggetta sono piuttosto frequenti.

Nei movimenti della spalla sono coinvolti:

  • tre ossa (omero, scapola, clavicola)

  • cinque articolazioni (scapolo-omerale, scapolo-toracica, acromion-clavicolare, sterno-costo-clavicolare e sottodeltoide)

  • sei legamenti (tre legamenti gleno-omerali, due legamenti coraco-omerali, il legamento coraco-acromiale)

 

I fattori che determinano il malfunzionamento della spalla possono essere molteplici, tra cui:

  • anomalie morfologiche congenite o acquisite

  • patologie di natura flogistica (ad esempio artriti, tendiniti)

  • patologie degenerative (ad esempio artrosi)

 

INSTABILITÀ DI SPALLA: CLASSIFICAZIONE

La spalla è l’articolazione più mobile dell’organismo, ma anche la meno stabile perché è poco vincolata e, in alcune circostanze, può “uscire” dalla sua collazione, cioè la testa dell’omero fuoriesce dalla cavità glenoidea. A spiegarne le cause su Policlinico News è il Prof. Stefano Gumina, Chirurgo Ortopedico, Direttore della UOC di Ortopedia e Traumatologia del Polo Pontino della Sapienza, Università di Roma e Presidente della “Società Italiana di Chirurgia della Spalla e del Gomito” (SICSeG).

 

Due cause possono determinare la fuoriuscita della testa omerale

  • instabilità costituzionale: le strutture capsulo-legamentose, che dovrebbero in qualche maniera mantenere la testa dell’omero all’interno della sua cavità, in alcuni soggetti sono eccessivamente lente e, quindi, quando il soggetto si mette in posizioni particolari, queste strutture non offrono una sorta di muro che si oppone alla fuoriuscita della testa dell’omero.

Si tratta di lassità costituzionali, precisa il Prof. Gumina, in cui l’omero facilmente fuoriesce dalla sua posizione, nei movimenti estremi. 

  • instabilità traumatiche: le strutture capsulo-legamentose sono integre e sane, ma, in seguito ad un evento traumatico si rompono e, quindi, consentono alla testa dell’omero di fuoriuscire dalla sua sede.

In questi casi, ci si deve rivolgere ad uno specialista che, talvolta, può ritenere necessario ricorrere ad un intervento chirurgico per impiantare una protesi di spalla.

 

SPALLA, TRATTAMENTO CHIRURGICO E RIABILITATIVO

L’instabilità della spalla porta alla lussazione e può richiedere il trattamento protesico. È la terza protesi più impiantata dopo anca e ginocchio, ha evidenziato il Prof. Ciro Villani, Direttore del Dipartimento di Ortopedia del Policlinico Umberto I di Roma.

Esistono due tipologie di protesi di spalla:

  • protesi totale (anche detta artroprotesi)

  • protesi parziale, che prevede la sostituzione di una sola parte

Nella protesi inversa, una delle protesi totali impiantate con più successo, la parte omerale diventa concava e la parte glenoidea, scapolare, diventa convessa. Si potenzia l’azione del deltoide, il muscolo della spalla che ricopre esternamente la parte laterale dell’articolazione e che costituisce insieme al sottoscapolare, al sopraspinato e al piccolo rotondo, la cuffia dei rotatori, legamenti attivi della spalla.

In merito a questa tipologia di protesi, è in corso un dibattito, a livello internazionale, sui risultati offerti dalla lateralizzazione o dalla medializzazione del centro di rotazione della protesi.

Quando la spalla “esce” crea dei danni e si rende necessario l’intervento chirurgico. La riabilitazione con la fisioterapia nel post-intervento è fondamentale e, precisa ancora il Prof. Gumina, è bene che siano presenti tre elementi per ottenere buoni risultati:

  • il chirurgo deve impiantare una buona protesi, cioè da un punto di vista tecnico non devono esserci errori

  • la terapia post-intervento deve essere affidata a un buon riabilitatore

  • il paziente si impegna ad eseguire una riabilitazione autogestita con l’obiettivo di raggiungere il massimo del risultato