Malattie croniche, Rivoluzione Lombardia: così cambia la Sanità per 3 milioni di pazienti

I medici di famiglia diventano Gestori: ecco il nuovo modello di cura dall'approccio olistico basato anche sul monitoraggio in remoto, uno dei punti di forza della sperimentazione dei CReG

Spostare le informazioni e non i pazienti per ridurre le liste d’attesa e migliorare la gestione del paziente cronico attraverso il monitoraggio costante delle patologie. È la rivoluzione della presa in carico delle malattie croniche, che vede la Lombardia pioniera di un nuovo modello che vede al centro il malato e le Cooperative dei Medici di medicina generale, ora chiamati a una nuova sfida: rispondere alla domanda di salute di una popolazione sempre più anziana, affetta spesso da una o più patologie croniche.

L'attuazione della delibera “Riordino della rete di offerta e modalità di presa in carico dei pazienti cronici e/o fragili”, siglata ad alcuni mesi dalla conclusione dei cinque anni di sperimentazione dei CReG in Lombardia, godrà dei feedback e del know how accumulato da oltre 1.000 medici di famiglia FIMMG, 19 cooperative di medici di medicina generale e che ha coinvolto quasi 200.000 pazienti. L'approccio olistico del nuovo modello sarà basato anche sulle telemedicina e sul monitoraggio in remoto, uno dei punti di forza della sperimentazione dei CReG confermato anche dalla recente delibera. 

Grazie alla novità, il paziente potrà infatti scegliere il gestore de che redigerà il piano assistenziale individuale e potrà selezionare chi gestirà, a livello amministrativo e organizzativo, le prenotazioni agli esami e visite specialistiche, indicate nel percorso di cura personalizzato.

Il modello, unico in Italia, verrà applicato a partire dal 2018.  

LA RIVOLUZIONE CHE MIGLIORERÀ LA VITA DI 3 MILIONI DI MALATI

Il nuovo modello di cura sarà realizzato grazie al lavoro congiunto tra l’Assessorato al Walfare della Regione Lombardia e la Federazione italiana dei Medici di Medicina Generale (Fimmg). L’innovativa presa in carico del paziente punta a “vincere la sfida alla cronicità attraverso l'adesione a un progetto che da un lato offre cure qualitativamente sempre più efficaci, dall'altro la sostenibilità del sistema".

Come ha spiegato Giulio Gallera, l'assessore al Welfare di Regione Lombardia “abbiamo voluto manifestare la volontà di aderire a un modello che rivoluzionerà in positivo la vita di 3 milioni e mezzo di cronici lombardi”.

Già da qualche anno i medici di medicina generale si sono arruolati per rispondere ai bisogni assistenziali dei pazienti cronici. Lo hanno fatto aderendo ai CReG (Cronic Related Group), il progetto sperimentale avviato in Lombardia nel 2012 e che si concluderà alla fine del 2017. I CReG lombardi hanno permesso di ridurre i numeri dei ricoveri ospedalieri e gli accessi al Pronto Soccorso, miglioramento dei parametri relativi a colesterolo e diabete nei pazienti seguiti. La naturale evoluzione della sperimentazione dei Creg è stata approvata dalla Giunta lombarda con la delibera “Riordino della rete di offerta e modalità di presa in carico dei pazienti cronici e/o fragili”.

LOMBARDIA: IL PAZIENTE SCEGLIE IL GESTORE

Nei prossimi mesi, i cittadini lombardi affetti da una o più malattie croniche saranno chiamati a scegliere il proprio Gestore, l’attore principale del modello che redigerà il Pai (Piano Assistenziale Individuale). Il documento è una delle parti centrali del riordino: elenca il percorso di cura personalizzato in base alle visite specialistiche e agli esami che il singolo paziente dovrà effettuare. La funzione di Gestore potrà essere ricoperta dalla singola struttura sanitaria o sociosanitaria, accreditata e a contratto con il Servizio Sanitario regionale, e da un medico di famiglia.

Il Medico di Medicina Generale potrà proporsi come Gestore della patologia solo se inserito all’interno di una cooperativa di medici. In questo modo il paziente cronico potrà arruolarsi per il nuovo metodo di gestione senza dover perdere la continuità del legame che ha creato negli anni con il suo medico di fiducia.

Per supportare il medico, la cooperativa dovrà attivare:

  • un centro servizi. Una centrale operativa che ha il compito di seguire il paziente da remoto attraverso contatti regolari per garantire l’aderenza al Patto di cura. Svolge anche funzioni di call center per organizzare esami e visite specialistiche;
  • un software, che possa facilitare la prenotazione a tutte le prestazioni di cui il paziente ha bisogno. Il programma permette, inoltre, di rendere condivisibili tutte le informazioni sanitarie agli attori coinvolti nel percorso.

 

Una volta che il Medico ha stilato il Pai, il paziente non dovrà più preoccuparsi di telefonare o recarsi presso le strutture sanitarie per prenotare visite ed esami. Sarà compito del Centro servizi quello di inviare continui follow up per ricordare i vari step del percorso di cura al paziente. Il malato sarà parte attiva del modello e il suo livello di soddisfazione verrà monitorato dagli stessi operatori del call center.

 

LE COOPERATIVE DEI MEDICI DI MEDICINA GENERALE

“Le forme associative della Medicina Generale possono essere un modello vincente per far fronte alle nuove esigenze della sanità pubblica -  ha spiegato Fiorenzo Corti, Vice Segretario Nazionale Fimmg – Forti dell’esperienza Creg, di cui il nuovo modello lombardo rappresenta la naturale evoluzione, in futuro svilupperemo ulteriormente la medicina di prossimità, moltiplicando le postazioni di telemedicina e gli studi di medici di famiglia in grado di offrire attività diagnostiche con l’obiettivo di ridurre le liste d’attesa. Vogliamo spostare le informazioni invece dei pazienti”.

In Lombardia sono attive sei cooperative che fanno riferimento alla Fimmg, per un totale di oltre 1.200 medici. Di queste, tre cooperative contano in totale oltre 850 soci come:

  • CMMC, Cooperativa medici Milano centro, che interessa le zone di Lodi, Milano e Pavia;
  • GST, Cooperativa gestione sanità territoriale, con sedi a Varese, Milano e Monza;
  • IML, Coop. Iniziativa medica lombarda, presenta nel territorio di Bergamo, Brescia, Mantova, Milano, Monza e Brianza e Sondrio.

“Ci auguriamo - ha continuato Corti -  che sempre più colleghi decidano di candidarsi come gestori, organizzandosi in forme associative. In questo modo si potrà evitare la frammentazione dei servizi e delle diverse figure sanitarie, per facilitare i percorsi assistenziali e garantire una continuità delle cure”.