Il big killer del tumore al colon-retto è lo screening

La metà delle nuove diagnosi potrebbe essere scongiurata adottando uno stile di vita sano e sottoponendosi a screening periodici. Ne parliamo con il dott. Filippo Pietrantonio dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano

Ogni anno a un italiano su mille viene diagnosticato il tumore al colon-retto. Il carcinoma dell’intestino è tra i cinque tumori con la più alta incidenza al mondo, secondo solo a quello della mammella e del polmone.

Ma guarire è possibile. Circa la metà delle nuove diagnosi potrebbe infatti essere scongiurata “giocando d’anticipo”, adottando uno stile di vita sano e sottoponendosi ad esami preventivi, i famosi screening periodici.

Per capire quanto gli esami preventivi possono fare la differenza e qual è l’aspettativa di vita per il paziente oncologico in Italia, abbiamo parlato con il Dott. Filippo Pietrantonio, oncologo dell’IRCCSIstituto Nazionale dei Tumori di Milano.

 

Dott. Pietrantonio, quanto è importante la prevenzione?

Il tumore al colon retto è una delle neoplasie con la più alta incidenza nel mondo. Il big killer, secondo solo al tumore alla mammella e al polmone, trova riscontro in quasi 52mila diagnosi all’anno solo in Italia. Le cifre parlano di circa 32mila uomini e 20mila donne colpite ogni anno dal cancro dell’intestino. Nella metà dei casi il tumore viene diagnosticato tardivamente portando alla morte. Secondo gli ultimi dati, ogni anno si registrano 20mila decessi per carcinoma del colon-retto, che occupa quindi il secondo posto nella mortalità per tumore.

Perché un’incidenza così elevata in Occidente?

È un tumore sostanzialmente tipico dei paesi industrializzati. L’incidenza è fortemente legata alle predisposizioni ambientali, come gli stili di vita tipici del nostro emisfero che contribuiscono ad aumentarne la rilevanza.

E in Italia?

La progressiva crescita delle cifre del tumore è strettamente correlata all’aumento dell’età media degli italiani. È un tumore che colpisce soprattutto dopo i 50 anni, quindi l’invecchiamento della popolazione è direttamente proporzionale all’aumento del numero dei malati.

Perché la mortalità legata al tumore del colon retto è così alta?

La mortalità è elevata perché in più della metà dei casi il tumore viene diagnosticato in fase avanzata, quando il carcinoma è già in una forma aggressiva. Questo accade perché i sintomi si presentano tardivi, inizialmente sono sfumati e spesso sono ignorati dal paziente stesso. Quindi la diagnosi tardiva non permette di eseguire il trattamento adeguato e tempestivo. Per questo la prevenzione è fondamentale.

Lo screening è la prima arma di difesa.

È così ed è comprovato che sottoponendosi a programmi di screening si riduce la mortalità legata al tumore del colon retto. Ma bisogna fare distinzione tra prevenzione primaria, secondaria e terziaria.

Di che si tratta?

La prevenzione primaria mira a ridurre l’incidenza del tumore tramite l’eliminazione delle cause ambientali - come una dieta scorretta, un eccessivo consumo di grassi animali, l’obesità e l’abuso di alcol e tabacco. In questi ultimi due casi non sono sempre strettamente correlate, ma l’eliminazione di queste abitudini favorisce certamente il benessere generale del corpo.

Che impatto hanno i fattori genetici?

Sono tra le altre cause che aumentano l’insorgenza del tumore che non possono essere facilmente controllate. I fattori genetici e la familiarità con il tumore aumentano il rischio canceroso. È maggiore la probabilità di essere colpiti dal tumore se si ha avuto altri casi in famiglia, come un genitore o un fratello.

Torniamo alla prevenzione: per quali tipi di tumore è decisivo lo screening preventivo?

La diagnosi precoce permette di individuare lesioni pre-maligne o il cancro stesso prima che passi a uno stadio avanzato. Alcune procedure di screening permettono di giocare d’anticipo sulla naturale sequenza adenoma-carcinoma, ovvero l’accumulo di alterazioni genetiche responsabili della formazione di cellule maligne, quindi cancerogene.

Come funzionano gli screening?

Sono degli esami specifici che permettono di diagnosticare in anticipo la trasformazione di una cellula normale in adenoma fino a un futuro carcinoma. L’adenoma, conosciuto comunemente come polipo, subisce una serie di trasformazioni successive fino a dare origine a un carcinoma.  

Gli esami di screening permettono di identificare il tumore o i suoi precursori precocemente, garantendo la piena guarigione del paziente.

Quali sono le forme di screening raccomandate? 

Sicuramente la rettosigmoidoscopia e l’esame del sangue occulto nelle feci. Gli esami permettono di diagnosticare i tumori maligni ancora asintomatici oppure di individuare polipi asportabili direttamente durante il test.

Quando è possibile sottoporsi agli screening?

Gli esami sono già offerti dalle ASL senza prescrizione medica a tutti gli italiani che hanno superato i 50 anni. In Lombardia, l’esame del sangue occulto nelle feci viene effettuato gratuitamente ogni 2 anni, su pazienti nella fascia d’età tra i 50 e i 69 anni. Nella medesima fascia d’età può essere raccomandato almeno una volta anche l’esame endoscopico.

Gli screening hanno già avuto risultati tangibili?

Stiamo osservando con successo una migrazione di stadio. Sempre meno tumori vengono diagnosticati nel quarto stadio, quello con metastasi, e sempre di più sono quelli individuati nel primo stadio o al secondo stadio, quando i linfonodi non sono ancora stati coinvolti. Se il tumore viene scoperto in fase precoce, la percentuale di guarigione è massima.

Quali sono i traguardi raggiunti negli anni con la ricerca?

Nell’arco degli ultimi 20 anni il panorama è decisamente cambiato. Rispetto alla prima epoca in cui il trattamento prevedeva esclusivamente la terapia chemioterapica, oggi siamo in grado di somministrare cure farmacologiche che permettono anche al paziente con malattia avanzata di convivere con essa. L’introduzione di nuovi farmaci biologici e le terapie con anticorpi monoclonali vanno a integrarsi al percorso chemioterapico e multidisciplinare permettendo di aumentare l’aspettativa di vita dei paziente oncologico.