Malattie sessualmente trasmissibili e fecondazione assistita: come funziona
L'ultimo aggiornamento della legge 40 offre la possibilità ai soggetti affetti da epatite e Hiv di sottoporsi all'inseminazione artificiale: la mini guida a regole, eccezioni e tecniche
A dodici anni dalla sua entrata in vigore, la legge 40 sulla fecondazione assistita è cambiata in vari passaggi. L’ultimo aggiornamento risale al 2015 e prevede, come novità principali, il via libera alla fecondazione eterologa, l’accesso consentito alle coppie siero discordanti (cioè in cui uno dei due partner è portatore di malattie sessualmente trasmettibili) e il divieto di scelta delle caratteristiche del donatore.
HIV E FECONDAZIONE ASSISTITA
Tra le novità contenute nelle nuove linee guida promosse dal Ministero della Salute per l’aggiornamento della legge 40 sulla fecondazione assistita, quella che prenderemo in analisi riguarda l'accesso alle procedure da parte di coppie siero discordanti, cioè in cui uno dei due partner è portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili per infezioni da Hiv o virus dell’epatite B.
Nella prima versione della legge, quella risalente al 2004, questa possibilità era contemplata solo per l'uomo portatore, mentre in quella attuale è consentita anche alla donna portatrice.
FECONDAZIONE ASSISTITA: SE L’UOMO È SIEROPOSITIVO
Le coppie in cui è l’uomo ad essere sieropositivo sono le più comuni: secondo i dati raccolti nell’ultimo anno da Lila (Lega italiana per la lotta contro l’Aids), il numero di uomini affetti dal virus è triplo rispetto alle donne. Nel caso, quindi, di un tentativo di procreazione, l'obiettivo principale è evitare la contaminazione della partner.
Oggi la tecnica consiste nel selezionare una frazione di liquido seminale nella quale il virus non può essere rilevato. La tecnica si basa sulla separazione degli spermatozoi mobili dal resto del seme, per evitare la trasmissione del virus dell’HIV. Inoltre, in questo modo, si accrescono le probabilità di fecondazione poiché aumenta la concentrazione di spermatozoi mobili nel campione.
FECONDAZIONE ASSISTITA: SE LA DONNA È SIEROPOSITIVA
Se una donna incinta è anche portatrice del virus dell’HIV, il rischio di trasmettere l’infezione al figlio si aggira tra il 15 e il 20 per cento, se non riceve terapia e controllo adeguati. Nel corso degli ultimi anni, la scoperta di farmaci efficaci contro l’AIDS e, successivamente, l’utilizzo di più farmaci antiretrovirali hanno ridotto il rischio di trasmissione a meno dell’un per cento. Unico effetto collaterale è che questi farmaci sono teratogeni, cioè possono provocare malformazioni nel nascituro, e la loro assunzione durante la gravidanza ha bisogno di un controllo specializzato.
EPATITE B E FECONDAZIONE ASSISTITA
Tra le malattie sessualmente trasmissibili che oggi non rappresentano più un limite all’inseminazione artificiale figura anche l’epatite B. Il virus si trasmette soprattutto per via sessuale o sanguigna: le secrezioni o liquidi biologici che consentono la trasmissione sono infatti il sangue, lo sperma, le secrezioni vaginali, la saliva e i liquidi secreti dalle ferite. E' possibile, quindi, anche la trasmissione dalla madre al feto, ma un trattamento precoce con immunoglobuline, seguito dalla vaccinazione, permette di evitare la malattia al nascituro.
NO ALLA “SELEZIONE” DEL DONATORE
Ultima novità della legge 40 sulla fecondazione assistita il divieto della scelta delle caratteristiche fisiche del donatore, al fine di escludere illegittime selezioni artificiali. Allo stesso tempo, però, è stato introdotto l’obbligo di una più marcata valutazione clinica dei trattamenti, al fine di evitare complicanze ostetriche e potenziali rischi per la salute della donna e del neonato, e raccomanda una maggiore descrizione delle procedure di fecondazione assistita all'interno della cartella clinica.