La vista nei bambini, i consigli dell'esperto

Perché è importante fare la prima visita oculistica fin dai primi anni di vita? È giusto operare nei più piccoli? Il Dott. Capozzi, chirurgo oculista, risponde ai dubbi più frequenti

Circa l’80% dell’apprendimento infantile avviene attraverso gli occhi. Un dato, questo della Società Oftalmologica Italiana, che evidenzia l’importanza della vista soprattutto per i bambini. Proteggerli e prevenire eventuali problemi visivi è, dunque, importante fin dalla tenera età. I difetti visivi trascurati possono infatti influenzare negativamente la crescita del bambino, il suo andamento scolastico, il suo rapporto con gli altri.

Bussola Sanità ne ha parlato con un esperto, il Dottor Paolo Capozzi, chirurgo oculista. 

Dottor Capozzi, quali esami della vista deve fare un bambino e a quale età?

La prima visita di controllo dovrebbe essere fatta a 7 mesi. Appena nati i bambini sono già capaci di vedere, ma il consolidamento della visione binoculare si completa nei mesi successivi alla nascita, nello specifico intorno ai 6 mesi. Ecco perché uno strabismo riscontrato, ad esempio, prima di questo momento potrebbe essere semplicemente un falso allarme.

 

Con quale frequenza vanno effettuati i controlli, superata questa prima fase?

Successivamente le tappe da ricordare sono a un anno e poi a 3 anni: è in questo periodo, infatti, che si ha lo sviluppo completo del sistema visivo del bambino. Successivamente la visita può essere ripetuta una volta all'anno o ogni due, a seconda delle indicazioni dell'oculista.

 

Ecco, perché è importante consultare un oculista e non un ottico?

L’ottico è un tecnico, l’oculista è un medico. Questa distinzione è fondamentale perché sulla base delle competenze della figura si stabilisce se essa sia in grado o meno di chiarire e risolvere una determinata problematica.

 

Quali sono le differenze nello specifico?

L’ottico fondamentalmente è un commerciante, può occuparsi, al massimo, di ciò che riguarda i difetti della vista, quindi miopia, ipermetropia e astigmatismo, che comunque non sono di sua competenza, cioè non può diagnosticarli. Cosa che invece fa l’oculista che in quanto medico, può trattare i difetti e, soprattutto, le patologie legate alla vista: glaucoma, retinopatie, retinite pigmentosa, cataratte (negli adulti).

Una figura professionale vicina a quella dell’oculista è l’ortottista, specializzato nella valutazione della motilità oculare.

 

Quali sono i disturbi visivi più comuni nei bambini?

L’ambliopia è uno sicuramente tra i più frequenti. Si presenta quando, anche con l’utilizzo di lenti correttive, l’acutezza visiva non migliora. È un difetto che può riguardare anche un solo occhio, che spesso viene definito “pigro”. In pratica, un occhio ha smesso di non contribuire allo sviluppo naturale della visione. Spesso, alla base ci sono disturbi che vengono sottovalutati.

Tra i disturbi più comuni, poi, troviamo sicuramente la miopia che si scopre quasi sempre nell’età scolare quando, cioè, il bambino non riesce a vedere bene quello che la maestra scrive sulla lavagna. L’acutezza visiva, quindi, a una certa distanza, subisce un calo.

 

Nel caso di difetti e patologie visive nei bambini, è opportuno ricorrere a operazioni chirurgiche?

Se il caso lo richiede assolutamente si. Non è solo l’età del paziente che limita il ricorso alla chirurgia. Piuttosto, invece, le caratteristiche della situazione. È importante prima di tutto valutare se l’intervento è necessario, se non ci sono altre strade risolutive. Per quanto oggi gli strumenti e le tecniche chirurgiche si siano evolute a tal punto da ridurre al minimo i rischi legati alla chirurgia, si tratta comunque di un’opzione di emergenza. È importante ricordare infatti che con l'età il difetto della vista può modificarsi. Nel caso della miopia, ad esempio, si può ricorrere all'operazione non prima dei 20-21 anni perché è a quell’età che il difetto visivo smette di aggravarsi ulteriormente.