Farmaci, stop Aifa al Locabiotal. "Rischio gravi allergie"

L'Agenzia italiana del farmaco dispone il ritiro immediato della sostanza dopo la valutazione del Comitato di valutazione dell'Ema

Stop al Locabiotal. Il farmaco, uno spray a base di fusafungina somministrato per curare le patologie delle vie aeree superiori, è stato ritirato dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) dal mercato italiano. La misura, secondo quanto comunicato dalla stessa agenzie, è “immediata” ed è stata adottata a seguito della valutazione del Comitato di Valutazione dei rischi per la farmacovigilanza dell'Ema (l’Agenzia europea dei medicinali), che ha stabilito come i rischi derivanti dall’assunzione della sostanza superino i benefici apportati. In particolare, la fusafungina potrebbe provocare gravi reazioni allergiche.

 

RITIRO LOCABIOTAL E SIMILI IN TUTTA L’UE

L’Aifa ha dunque stabilito il ritiro immediato di tutte le confezioni di Locabiotal attualmente presenti sul mercato. È questo, infatti, l’unico farmaco circolante in Italia a base di fusafungina. La sostanza è stata bollata come “a rischio” dal Comitato di Valutazione dei rischi per la farmacovigilanza europeo e il Gruppo di coordinamento per le procedure di mutuo riconoscimento e decentrate per i medicinali ad uso umano (CMDh) ne ha decretato il ritiro delle autorizzazioni all'immissione in commercio.

 

I RISCHI PER LA SALUTE

Il Locabiotal viene utilizzato per curare le patologie delle vie aeree superiori: principalmente sinusiti, tonsillitiriniti. È stato attenzionato dall’Aifa a seguito di un aumento delle segnalazioni di gravi reazioni allergiche a seguito dell’assunzione. In particolare, erano state riscontrate reazioni broncospastiche intense e di lunga durata sui soggetti che avevano assunto il medicinale, indipendentemente dalla loro età.

Secondo l’Aifa, inoltre, le reazioni allergiche non sarebbero potenzialmente l’unica controindicazione grave della fusafungina, accusata di favorire la resistenza agli antibiotici nei soggetti sotto trattamento. Alla luce di queste considerazioni, l’Agenzia italiana del farmaco aveva dunque girato la questione in ambito europeo, chiedendo una valutazione dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali).